Anche La Sfida Usa-Cina Passa Per Tiktok

Negli ultimi anni i conflitti tra gli Stati Uniti e la sua diretta rivale, ossia la Cina, sono andati inasprendosi sempre di più. In particolare, la presidenza Trump ha contribuito ad appesantire le tensioni, rispondendo in maniera sempre più intransigente alle controverse manovre politico-economiche cinesi. In un articolo uscito sul Washington Post il 30 aprile, Anna Fifield, giornalista esperta di Asia, scrive: “China and the United States are not only battling in areas of competition, such as trade and technology, but also in areas where they should be cooperating […]”.

Tralasciando le complicate questioni interne che interessano i due Paesi, i contrasti a livello internazionale avvengono a più riprese su svariati ambiti. Lo scorso luglio l’amministrazione Trump ha deciso la chiusura del consolato cinese a Houston per difendere la privacy dei cittadini americani, o almeno così ha affermato il Segretario di Stato Mike Pompeo, dopo le accuse di spionaggio rivolte proprio dai funzionari del governo ai diplomatici cinesi. La reazione della Cina di Xi Jinping non ha tardato ad arrivare, infatti dopo pochi giorni è stata ordinata la chiusura del consolato statunitense a Chengdu.

Recentemente, gli ormai consueti attriti tra le due potenze hanno trovato un nuovo campo da gioco in quella che è l’app più popolare del momento: TikTok.

PARLIAMO DI TIKTOK

Lanciata ufficialmente dalla startup ByteDance nel 2017, TikTok ha battuto in poco tempo i record di download, superando Facebook e Instagram. Secondo SensorTower, nel terzo trimestre del 2020 risulta essere l’app più scaricata sia su Google Play che su App Store.

TikTok nasce dal desiderio degli sviluppatori di conquistare un mercato internazionale, infatti essa si sviluppa a partire da un’app lanciata dalla ByteDance in Cina nel 2016, ossia Douyin, del tutto simile per quanto riguarda il format, l’unica differenza è chiaramente il pubblico di destinazione. Se la prima è un prodotto destinato ad un pubblico internazionale, la seconda è scaricabile esclusivamente dagli utenti cinesi. Nell’esportazione verso un mercato più ampio, la ByteDance ha acquisito Musica.ly, un’app di video musicali che aveva ottenuto già un discreto successo e l’ha implementata a TikTok, rilasciando un aggiornamento nel 2018.

L’algoritmo sul quale si basa il funzionamento dell’app è molto interessante e innovativo. Lo scopo è aumentare il tempo di permanenza degli utenti sull’app e per farlo, TikTok mostra contenuti coerenti con il target, in base ad elementi anagrafici, ma anche a statistiche riguardo i video già visti e il tempo di permanenza su di essi. A differenza di altri social, non è importante il numero di follower poiché se il video viene mostrato al pubblico giusto può comunque ottenere milioni di views.

L’app è legata a diverse controversie che vedono la Cina scontrarsi con altri Paesi, tra i quali l’India, il cui Ministero dell’elettronica e della tecnologia dell’informazione lo scorso giugno ha definitivamente vietato l’utilizzo all’interno del territorio indiano di diverse applicazioni cinesi, tra cui TikTok, che ha subito pesanti accuse di diffusione di materiale pornografico, nonché di raccolta non autorizzata di dati sensibili. Questa manovra di inserisce all’interno di un conflitto ben più consistente che sta vedendo protagoniste le due potenze asiatiche.

Anche in Europa, l’EDPB (European Data Protection Board) ha istituito una task force con l’obiettivo di supervisionare l’attività dell’applicazione per salvaguardare la sicurezza dei dati personali dei cittadini dell’Unione europea, in seguito alle accuse di violazione della privacy, anche di utenti minorenni, mosse da diverse istituzioni.

LA QUESTIONE NEGLI USA

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, la situazione è ben più intricata. Lo scorso luglio, la presidenza statunitense, nei panni di Mike Pompeo, ha annunciato che era in corso di valutazione la possibilità di vietare l’utilizzo di TikTok, come successo in India. La principale avversità nei confronti dell’applicazione riguarda ufficialmente il presunto spionaggio che il governo cinese starebbe attuando nei confronti degli utenti americani attraverso la raccolta illecita di dati e statistiche.

È chiaro, tuttavia, come la questione TikTok sia in buona parte legata alla “guerra commerciale” in atto tra le due potenze economiche. Il mercato da miliardi di dollari che gira intorno alla startup cinese subirebbe ingenti perdite se l’app venisse bandita dagli Stati Uniti (dopotutto, il divieto in India, secondo una stima, sarebbe costato sei miliardi di dollari alla ByteDance).

La posizione di Trump sembrava essere irremovibile, fino al momento in cui Microsoft ha reso note le trattative in corso per l’acquisizione di una quota della società. Il Presidente ha quindi cambiato la sua posizione in merito alla vicenda, sostenendo che avrebbe rinunciato al divieto negli Usa solo se la società avesse acquisito, nel corso delle negoziazioni, una partecipazione maggioritaria da parte di uno degli acquirenti statunitensi, rendendo così la società americana.

Per consentire alle aziende di raggiungere un accordo, il 7 agosto Trump ha accettato di sospendere per 45 giorni qualsiasi azione contro la ByteDance. In questo arco di tempo la situazione è cambiata radicalmente, dall’annuncio di Microsoft nel quale veniva comunicato il ritiro ufficiale dalle trattative, all’entrata in campo nelle negoziazioni di Oracle e Walmart. Viste le difficoltà nel raggiungere un accordo, a pochi giorni dal termine dei famosi 45 giorni, il Dipartimento del Commercio americano ha fatto slittare di una settimana la data di scadenza prevista, fissandola al 27 settembre.

Il deal tra Oracle, Walmart e ByteDance prevederebbe la costituzione di una nuova società, chiamata TikTok Global, con sede negli Stati Uniti e consiglio di amministrazione a maggioranza statunitense. Secondo un’intervista, il presidente Trump avrebbe dato la sua benedizione per l’intesa. Il nuovo marchio dovrebbe occuparsi solamente dell’utilizzo di TikTok negli Usa. Uno dei punti più discussi sembrerebbe essere stato quello legato al codice sorgente; se da una parte gli americani hanno spinto per ottenere l’intero codice per modificarlo e adeguarlo alle proprie direttive, d’altro canto la ByteDance si è mostrata molto restia nella cessione di esso.

Stando ai recenti sviluppi, l’accordo rimane momentaneamente sospeso poiché i cinesi non sembrerebbero essere soddisfatti delle soluzioni proposte. Un giudice federale americano ha ulteriormente prorogato la data di scadenza al 12 novembre. Secondo il Wall Street Journal, nelle trattative si sarebbe inserita una terza società, la londinese Centricus Asset Management, che si occupa di investimenti e consulenze.

Con l’avvicinarsi dell’ultimatum fissato dal giudice e delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, non resta che aspettare per vedere come si evolverà la situazione.

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