Breve analisi su uno dei più importanti scrittori dell’ottocento.
Alcuni generi letterari e cinematografici sono ormai bloccati da anni e non accennano al minimo cambiamento. È il caso estremo, per esempio, del giallo, che dalla nascita (circa 180 anni fa) ha modificato i suoi parametri raramente, affidandosi alle solite regole, con poche eccezioni, come il recente lungometraggio Cena con Delitto – Knives Out.
Un altro filone che, al contrario, ha subito una grande evoluzione sia letterariamente, sia cinematograficamente durante i secoli XIX e XX – ma che a causa di derive auto-ironiche e commerciali (Scream e co.) si è completamente congelato negli anni 90’ – è sicuramente l’horror.
Questa pessima deriva, tuttavia, non ha cambiato il genere nella sua totalità; diversi autori hanno reagito in maniera impeccabile, come il francese Pascal Laugier (Martyrs, Incident in a Ghostland) o i più recenti Robert Eggers (The VVitch, The Lighthouse) e Jordan Peele (Get Out, Us). Reazione che, però e purtroppo, fatica da sola a modificare l’immaginario orrorifico collettivo che l’ondata degli anni 90’ ha introdotto e diffuso.
Che tu sia semplicemente un appassionato di arte e letteratura, o un creativo; che tu sia interessato a questi due generi, o a qualsiasi altro genere, esiste un autore che non può mancare nel tuo bagaglio culturale: Edgar Allan Poe.
Alcuni lo conosceranno già. La maggior parte riconoscerà il celebre nome senza averne letto le opere. Altri, in minoranza, non l’avranno mai sentito nominare.
Edgar Allan Poe è, senza ombra di dubbio, tra i più importanti scrittori e innovatori di sempre.
Nato a Boston nel 1809, orfano per abbandono del padre (poi morto) e morte della madre. Verrà adottato da un commerciante. Passerà una vita di sofferenze, causate soprattutto dalle innumerevoli morti di figure femminili a lui vicine: madre, madre adottiva, moglie.
Morirà in ospedale per cause sconosciute nel 1849, a soli 40 anni, all’apice della sua tristezza.
Dedica tutta la sua vita allo studio e alla scrittura, divenendo, dopo la morte, probabilmente il più influente scrittore dell’ottocento.
Ma cosa lo rende così unico? E perché è essenziale leggere le sue opere?
Vediamolo insieme.
Ha praticamente inventato due generi.
Nel 1941, ne I delitti della Rue Morgue, esordisce un investigatore che ispirerà, fino ai giorni nostri, un’infinita schiera di artisti (abili e non): il suo nome è Auguste Dupin.
Questo breve racconto inizia il genere del Giallo. Un genere che farà la fortuna di numerosi scrittori, tra i quali i ben ben noti Arthur Conan Doyle e Agatha Christie.
Pochi anni prima, Poe, prenderà il romanzo gotico, spezzettandolo e trasformandolo in tutte le possibili sfaccettature dell’horror contemporaneo, creando un nuovo genere e plasmando involontariamente le menti di tutti i più grandi scrittori del terrore – e non – del XIX, XX e XXI secolo. Da William Wilson a Il Ritratto Ovale, da La Sfinge a La Cassa Oblunga, i suoi racconti si fanno strada attraverso la psicologia umana e le sue incomprensibilità, la pura paura e l’immaginazione più totale.
Inoltre, per non farsi mancare niente, attraverso storie come L’incomparabile avventura di un certo Hans Pfaall e Le avventure di Gordon Pym, Edgar è stato uno dei precursori della fantascienza, ispirando totalmente nomi che porteranno questo genere nel mainstream collettivo, come il francese Jules Vernes.
Era un poeta eccezionale.
Quoth the Raven, “Nevermore”.
(The Raven / Il Corvo, 1845)
Poe scrisse poesie dalla giovane età di 14 anni fino alla morte, a 40 anni. Ciò permette di cogliere a pieno l’evoluzione artistica dei suoi versi, che inizialmente sono palesemente influenzati dal romanticismo inglese, divenendo poi, col tempo, sempre più scarni, diretti ed efficaci, sebbene i temi trattati restino i medesimi.
And all I loved, I loved alone.
(Alone / Solo, 1829)
È incredibile pensare come, alla precoce età di 20 anni, abbia pubblicato poesie come To Helen e Alone, capolavori poetici dell’ottocento.
Era “malato” di conoscenza.
Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Canto XXVI)
Poe è l’esempio lampante di questo verso dantesco.
Studioso incredibile fin dalla tenera età. Molti dei suoi racconti e delle sue poesie includono riferimenti non casuali alla letteratura, alla filosofia e, ultima ma non meno importante, alla scienza.
Arriverà persino a scrivere saggi, come Eureka (1848), che, pur contenendo diversi errori, presenta incredibili intuizioni sull’origine dell’universo e sulla cosmologia.
Le sue storie vengono (veramente) dal profondo.
Che siano poesie o racconti, la maggior parte delle opere di Edgar Allan Poe sono basate sul suo animo umano. Sulle sue esperienze di vita, sulle sue sofferenze e sulla sua personalità, uniche al mondo.
È impossibile leggere i discorsi di Auguste Dupin e non pensare alla figura di Poe, al suo intelletto e alle sue intuizioni, alla sua conoscenza della scienza, del mondo, dell’essere umano e di tutto ciò che ha creato l’essere umano.
È impossibile leggere William Wilson e non pensare alla sofferenza di Poe, al suo perenne stato d’animo, che lui stesso riconosce e versa all’interno della storia.
È impossibile leggere le sue storie senza leggere la sua figura. Edgar Allan Poe, vissuto in miseria e tristezza fino alla prematura morte, senza nemmeno aver provato il sentore dell’influenza che avrebbe avuto nell’arte e nel mondo in generale, ma senza nemmeno preoccuparsene.